Nocturnal Roads - Un viaggio immaginario tra musica e pensieri in libertà - Episodio 7





Il finestrino abbassato, l'oscurità ovunque, i fari della macchina, qualche altra luce lontana e il silenzio oltre il motore, le uniche compagnie. A parte la radio, chiaramente.

 Ispirato anche dalla trasmissione Virgin Motel su Virgin Radio (ripensando soprattutto alla prima edizione, quella con la voce di Ottaviano Blitch), ho pensato di dare inizio a questi piccoli momenti in cui, accompagnato da una canzone, mi do un'idea base di partenza e poi lascio andare la parola. 

 Tutto quello che leggerete, se qualcuno lo farà, è pressochè improvvisato. Come detto, mi do un tema base, poi lascio andare la creatività sul momento.

 Spero gradirete. Almeno la canzone che vi propongo...









 La testa mi ciondola, appoggiata al finestrino. Lo sguardo si perde nel vuoto. Vedo tutto, percepisco tutto, ma come se stessi osservandolo attraverso un filtro fotografico di una volta, da piazzare davanti all'obbiettivo della macchina, di quelli che creano strani effetti colorati sulle luci.
Un caledioscopio appannato, che avvolge alberi, rocce, luci stradali. le stelle, sì, anche loro. Brillano intense, ma ognuna è come se fosse centuplicata, mille cristalli multicolori che danzano in cerchio, ruotano prima da una parte, poi dall'altra. E il cerchio diventa ellisse, poi poliedro, poi torna a danzare in circolare.

  E' già da parecchie ore che ho caricato l'uomo che, adesso, guida la mia auto. Il sole stava tramontando, lui camminava al bordo della strada con una sacca logora i spalla. Il braccio, il pollice, la tipica camminata a ritroso di chi chiede un passaggio, di chi domanda a uno sconosciuto se ha voglia di condividere un pezzo di vita e di cammino assieme. Forse era stata l'aura di libertà che emanava, forse era stato un presentimento a farmi decidere di frenare e caricarlo in auto.
O forse eran stati i quattro debosciati in giubbotto di pelle che facevan capolino sulla sua maglietta sotto la scritta "RAMONES" a farmi capire che era un tipo a posto. Che potevo fidarmi.

  Ed ora mi ha dato il cambio. Ho accusato la stanchezza, all'improvviso. La musica della mia autoradio ci ha permesso di legare immediatamente, era ovvio, non poteva essere altrimenti. Ma poi si è accorto che stavo cedendo alla notte e si è offerto di continuare a guidare. Ed eccomi qui, con la testa appoggiata al vetro, come sospesa verso l'oscurità punteggiata di miriadi di colori danzanti. Non voglio addormentarmi, non voglio cedere all'oblio temporaneo della notte. C'è ancora tanto di cui parlare, c'è ancora tanto da ascoltare.

  Ma le stelle danzano, la musica sembra essersi fatta profonda e intimista. Gli occhi iniziano ad avere un peso impossibile da sostenere.
Poco prima di scivolare nel sogno, vedo alcune cupe nubi iniziare a inquinare la limpida stellata caledioscopica.
Poco prima di scivolare nel sogno, penso che è buffo che non abbiamo mai fatto cenno sul DOVE entrambi stessimo andando.
Non importava. Importava solo che stessimo andando.

  Buona notte, là fuori...



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